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Tommaso Marinetti con la pubblicazione su Le Figaró del Manifesto Futurista fece conoscere alla Francia e al mondo il suo movimento artistico.

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Terzaclasse.it > 1897-1921 > 1909 - Marinetti pubblica il Manifesto del Futurismo

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1909 - Marinetti pubblica il Manifesto del Futurismo.

Filippo Tommaso Marinetti Il movimento artistico del Futurismo nacque nei primi del Novecento in Italia sulla spinta dei progressi tecnologici, sociali e culturali che caratterizzarono il paese e il vecchio continente a partire dagli ultimi decenni dell'Ottocento. Il certificato di nascita del Futurismo può essere considerato, senza dubbio, la pubblicazione del suo ”Manifesto” sul quotidiano parigino Le Figaro avvenuta il 20 febbraio 1909 ad opera dell'artista italiano Filippo Tommaso Marinetti.
Il documento programmatico del nuovo movimento era già stato pubblicato su alcuni quotidiani italiani (La prima pubblicazione assoluto avvenne sulla ”Gazzetta dell'Emilia” di Bologna il 5 febbraio) ma fu solo con Le Figaro che esso ebbe una vasta eco internazionale (soprattutto in Russia, ad opera dello scrittore Michail Fedorovic Larionov, e nella stessa Francia). I principali esponenti che decisero di aderire fin dal primo momento al manifesto furono i pittori e scultori Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla e Gino Severini. Gli artisti futuristi si sentivano pienamente integrati nella nuova società europea che andava via via sviluppando la ricerca scientifica e la tecnologia.
Il loro ideale si specchiava nell'idea di velocità e di dinamismo che solo il progresso industriale poteva garantire. Un aspetto fondamentale del loro credo era rappresentato dall'idea di lotta intesa come musa ispiratrice dello sviluppo sociale possibilmente portata fino alle sue estreme conseguenze: la guerra. Nel manifesto futurista la guerra aveva una particolare rilevanza perché era coinsiderata come ”la sola igiene del mondo”.
Con l'avvento del fascismo il futurismo si allineò alle posizioni del regime tanto che si assistette ad una sorta di assimilazione. Il movimento sostenne le istanze comunicative del regime e fu da questi ricambiato con sovvenzioni, mostre e onoreficenze.

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