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Il sisma del 13 gennaio del 1915 colpì l'Italia centrale e rase al suolo quasi tutti i centri abitati della Marsica e del circondario di Sora (attuale Provincia di Frosinone).

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1915 - Un violento sisma colpisce l'Italia centrale (terremoto di Avezzano)

Avezzano distrutta dal terremoto A poco più di sei anni dall'immane tragedia causata dalla forte scossa sismica che colpì il 28 dicembre del 1908 le città di Reggio Calabria e Messina, l'Italia intera dovette assistere attonita ad un nuovo incredibile distastro.
Il 13 gennaio del 1915, quando già l'Europa era attraversata dai venti di guerra, la Marsica, una regione interna dell'Abruzzo, fu colpita, anch'essa, da un disastroso terremoto. La scossa principale si scatenò alle 7:53 cogliendo la maggior parte della popolazione ancora nelle case al riparo dal freddo della mattina. La violenza del sommovimento sismico raggiunse magnitudo 7 della scala Richter (XI-XII grado della scala Mercalli) e distrusse interi paesi.
La scossa, che fu avvertita in tutta la penisola, ebbe l'epicentro nel bacino del Fucino, subito ad ovest dell'abitato di Ortucchio (Oddone 1915), e rase al suolo Avezzano, Ortucchio, Lecce dei Marsi, Cese, Pescina, Gioia dei Marsi e danneggiò gravemente Trasacco, Celano, Cerchio, Collelongo. Si calcola che le vittime furono almeno 30.000. Avezzano, che al momento del sisma contava circa 12.000 abitanti, vide perire sotto le macerie 10.700 persone. Non tutti, però, rimasero uccisi dai crolli: molti di quelli rimasti sepolti dal crollo delle proprie abitazioni si sarebbero potuti salvare con dei soccorsi tempestivi.
A Roma, dove peraltro, il sisma aveva fatto dei danni, il governo ci mise diverse ore a comprendere sia il luogo della tragedia, sia la sua reale entità. Solo nel primo pomeriggio partì dalla stazione Termini un convolglio ferroviario su cui avevano preso posto funzionari statali incaricati di verificare la reale entità dei danni. E fu solo alle 23:30 che, avute da essi le connferme attese, fu organizzato un primo treno speciale con 600 soldati e un piccolo ospedale da campo da inviare sui luoghi del disastro. Con amarezza si può affermare che i gravi ritardi nei soccorsi che si erano verificati pochi anni prima in occasione del terremoto di Reggio Calabria e di Messina non avevano insegnato nulla.

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