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Capanna abissina
Testo del Telegramma inviato dal tenente Bodrero al generale Baratieri dopo la sconfitta di Toseli all'Amba Alagi per riferire al governatore della colonia Eritrea le vicende che hanno caratterizzato lo scontro tra le truppe del maggiore Pietro Toselli e gli abissini dell'imperatore d'Etiopia Menelik II.

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Telegramma del tenente Bodrero su Amba Alagi

Il tenente Bodrero al comandante delle Regie truppe d'Africa. Adigrat, 12 dicembre 1895.

"Ho l'onore di riferire alla S. V. quanto successe nella giornata del 7 dicembre ad Amba Alagi, dove il quarto battaglione indigeni, la compagnia Persico, la batteria Angherà, una centuria del 6° e bande furono attaccati in posizione da un esercito scioano condotto da ras Maconnen e forte di più che venticinque mila fucili.
Riferisco quanto ho potuto vedere e tutto quanto ho saputo nella mia qualità di aiutante maggiore del maggiore Pietro Toselli comandante la colonna italiana.
La posizione di Amba Alagi, fortissima, sbarra la strada Ascianghi Antalo che è costretta a lambire il fianco orientale dell'amba. Due strade la girano; quella che pel colle Felagà ad est di Alagi scende difficile a Bet Mariam, e quella che pel colle di Togorà ad ovest porta per Togorà a Muggià e quindi ad Antalo.

Il giorno 6 dicembre.
Il campo scioano stendevasi fra il colle Bootà e il colle Dubbar nella piana di Aià con avanzate nella piana fin presso la chiesa di Atzalà.
Lettere e messaggi correvano fra i due campi ma era certo l'inganno e l'attacco diveniva imminente.
Il maggiore Toselli si apprestava a difendere l'Amba Alagi.
E' da notarsi che la sera del 6 (ore 16) il maggiore riceveva una lettera dal comando del Tigré, nella quale si annunciava la partenza per la mattina del 6 di una colonna della forza di sei compagnie e di due pezzi agli ordini del generale Arimondi, la quale sarebbe avanzata sulla strada Macallé Amba Alagi in modo da poter accorrere in caso la colonna Toselli fosse seriamente impegnata.
In base a tale avviso, il maggiore alla sera del 6 emanava le disposizioni seguenti, con ordine a tutti di afforzare alla meglio le posizioni.
“Le bande di ras Sebàt e di Degiacc' Ali (350 fucili) occupino le alture che sovrastano al difficile sentiero di Felegà (estrema sinistra). La compagnia Issel si tenga sulla destra di ras Sebàt per sostenerlo. La compagnia Canovetti si spinga innanzi con una centuria fin verso Atzalà e con due più indietro con ordine tassativo ripiegarsi sulla destra, compagnia Issel, appena attaccata da forze preponderanti. Al centro e sullo spianato sotto l'amba, la batteria scortata dalla compagnia Persico. A destra Sceck Thala (350 fucili) tenga la fortissima posizione del colle di Togorà (ovest amba). Il tenente Volpicelli colle bande Oculé Cusai (300 fucili) si spinga sulle propaggini dell'amba che sovrastano il sentiero che a mezza costa si inerpica al colle per Togorà per prevenire e trattenere un attacco da quella parte.
Le compagnie Ricci, Bruzzi e la centuria Pagella stiano in riserva ad est e sotto l'amba presso la chiesa ove è stabilito il posto di medicazione. Il comando sta colla batteria”.

(7 dicembre). - Verso le sette i piccoli posti segnalano piccoli gruppi di fanteria e cavalleria nemica che si spingono verso Atzalà. La centuria Canovetti li respinge. Subito dopo si nota movimento al colle di Bootà e nostri informatori segnalano movimento di una colonna grossa di ras Olié che si dirige verso Felagà. La colonna avanza celere verso la nostra sinistra, la impegna con attacco frontale ed avvolgente. Sebàt ha gravi perdite e temendo essere girato si piega su Issel. Canovetti intanto manovrando si porta al suo posto non senza avere inflitte gravissime perdite agli scioani che erano battuti anche dalla batteria.
Ma la massa era imponente. Issel e Canovetti la fronteggiavano da oltre un ora senza perdere un palmo di terreno. Intanto dal colle Bootà sbucava imponente colonna ras Micael e ras Maconnen, forte circa quindici mila fucili che puntava direttamente verso il centro della posizione.
La sinistra teneva fermo, ma aveva subito gravi perdite, era morto il tenente Molinari, ferito il tenente Mazzei.
Al maggiore Toselli premeva tenere ancora quella posizione che proteggeva la strada diretta da Macallé ad Amba Alagi, donde sperava veder giungere da un momento all'altro la testa della colonna Arimondi. Vedendo la sinistra stremata slanciò da quella parte la prima compagnia di riserva Ricci. Erano le nove circa.
Ricci avanza arditamente, si impegna a fondo, obbliga il nemico a ripiegare. Sul fronte la batteria apriva squarci nella colonna pesante scioana. Ma questa riordinata continuava ad avanzare lentamente. Giungeva allora (ore 9.45) avviso da Volpicelli che altra colonna comandata da Alula e Mangascià tentava girare la nostra destra puntando al colle Togorà; anche da quella parte cominciava viva la fucilata.
Il maggiore decide allora di restringere la difesa e tenersi addossato all'Amba. Manda ordine a Ricci, Canovetti e Issel di fare un ultimo contrattacco e ritirarsi sotto l'amba, sarebbero stati protetti dalla sezione Manfredini spostato da quella parte. Intanto la colonna principale avanzava su Persico e la batteria che non potevano più sostenersi. Il maggiore ordina che le salmerie si incolonnino sulla strada di Togorà ed il movimento comincia lentamente e poco ordinato per il frammischiarsi di donne della compagnia Persico e per l'affollarsi sul sentiero difficile e strettissimo.
A proteggerlo viene mandate la centuria Pagella che ha anche ordine di sostenere dal colle le bande Oculé Cusai che si vedono ripiegare. Anche la sezione Manfredini si deve portare al colle. Le truppe erano sempre alla mano pei loro comandanti, gli spostamenti si facevano ancora nel massimo ordine. Il ripiegamento della sinistra era avvenuto.
Alle 12.40 perduta ogni speranza di soccorso il maggiore Toselli ordina la ritirata generale a scaglioni. A proteggerla fu distesa la compagnia Bruzzi ad est dell'amba. Non appena gli scioani che avanzavano guardinghi si accorsero del cessare del fuoco d'artiglieria, irruppero sullo spianato dell'Amba, Bruzzi, Mulazzani cadono alla testa della loro compagnia.
Il momento era grave. La strada strettissima sovrastante a un precipizio di 400 metri era ingombra di muletti, di carichi, di feriti. Manfredini riesce a mettersi in batteria, Pagella si distende a protezione della colonna che si affolla, ma Sceck Thala aveva ripiegato in disordine. Il colle era occupato dalla gente di Alula; le bande di Volpicelli sono disfatte. L'altura sulla quale correva a mezza costa la strada è invasa dal nemico, che a meno cinquanta passi infligge perdite enormi. Gli ascari di Pagella cercano trattenere l'onda incalzante e fanno fuoco ritirandosi, ma la compagnia Bruzzi non può far argine e la grossa colonna di ras Maconnen ci prende alle spalle.

La ritirata comincia ad essere disordinata.
Manfredini tira a mitraglia su una massa grossissima ma è sopraffatto. La sezione cade in mano al nemico. I sudanesi del tenente Scala e capitano Angherà che avevano ancora i pezzi montati, piuttosto che cedere la sezione rovesciano muli e cannoni nel precipizio. Sono travolti soldati e bagagli.
Numero degli scioani aumenta sempre. Non si può pensare ad ulteriore difesa. Tutti si precipitano alla strada di Togorà oramai occupata per tentare di raggiungere la valle profonda di Bet Mariam.
Di là si spera poter raggiungere la colonna Arimondi che il maggiore Toselli, non avendo avuto nessun contrordine, crede ritardata da qualche colonna girata al largo.
Ultimo a scendere lentamente dal colle fu il maggiore Toselli incalzato da presso, e bersagliato da ogni parte. Sembra si rispetti il suo dolore. Sempre calmo ed energico dà ordini perché il disastro riesca minore. Sono rimasti con lui pochi ufficiali oltre il sottoscritto. Capitani Canovetti, Angherà, Persico (ferito), tenente Pagella e i più fidi soldati.
Tutti erano esausti. Durante la difesa la piccola schiera andò assottigliandosi. Caddero Angherà, Persico.
Giunti presso la chiesa di Bet Mariam il maggiore ordinò al sottoscritto di portarsi alla testa della colonna cercare il generale Arimondi, pregarlo di prendere posizione a nord della stretta riunire gli ascari ed impedire una ulteriore avanzata. Il maggiore Toselli era ancora vivo, ma stremato di forze fu udito ripetere da me: “Non ne posso più, ora mi volto e lascio che facciano””. E così fece.

Il sottoscritto adoperando ogni mezzo cercò e riuscì a riordinare la colonna insieme col tenente Pagella che avea raggiunto. La fermò a Mai Mesghì sempre inseguito dalla cavalleria scioana, e portosso quindi cogli avanzi di tutti i reparti dal generale Arimondi che ignaro del disastro prendeva posizione in Aderà da dove raccolse fino a sera dispersi e feriti.
A complemento di quanto ho avuto l'onore di esporre a S. V. informo che nessun avviso pervenne al maggiore Toselli, in cui si ordinava il ripiegamento della sua colonna, né tampoco l'informazione che il soccorso annunziato non era partito la mattina del sei.
Sento quindi il dovere di segnalare S. V. il furiere maggiore Garibaldi, che rimasto solo alla compagnia ne prese il comando, attaccò e contrattaccò più volte gli scioani, con fermezza e valore senza pari, esempio continuo a tutti i suoi soldati. Egli è superstite dal disastro di Amba Alagi, in cui come ad Agordat, Coatit rifulsero ancora nella disfatta le qualità militari dei nostri ascari, le virtù dei nostri ufficiali".

Il tenente aiutante maggiore
Bodrero Alessandro.

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