Info sul documento

Giornale d'Italia 1902
Con questa corrispondenza da Tunisi il quotidiano romano raccoglie (e da voce) le preoccupazioni della comunità italiana presente in Tunisia. La folta rappresentanza nazionale si interroga sul suo destino nel momento in cui l'Italia decidesse di occupare la Libia (o meglio la Tripolitania e la Cirenaica) e le ripercussioni che si avrebbero con il governo francese.
La paura è quella di essere abbandonati al loro destino per essere usati come merce di scambio con la Francia al fine di ottenere il suo tacito consenso all'intervento italiano in Libia.

Documenti collegati

Didascalie

A lato: cartolina postale animata con scorcio di Tunisi (inizi del '900).

Nel sito

Terzaclasse.it su dispositivo mobile

Visita Terzaclasse.it con un dispositivo "Mobile"

Terzaclasse.it > Documenti per contesto storico > Gli italiani in Tunisia e la questione di Tripoli

I documenti di Terzaclasse.it

Gli italiani in Tunisia e la questione di Tripoli
(Il Giornale d'Italia 22 aprile 1902)

(da un nostro inviato speciale).
Tunisi, 14 aprile.

Da Tunisi a Tripoli
-Dunque si va davvero a Tripoli?
Ecco la domanda di tutti questi italiani. Il bravo barbiere da Marsala mi ha già dichiarato che trasporterebbe volentieri la sua arte e i suoi rasoi a Tripoli, sebbene qui abbia una clientela assicurata.
Non giurerei che pensi al trasloco l’ottimo reduce dal Natal ora portiere dell’ospedale italiano, sebbene si dichiari contento del suo ufficio e della sua sorte. Questa disposizione d’animo cui non seguirebbe facilmente l’effetto, è generale nel ceto arti e mestieri della colonia: non già per l’illusione che a Tripoli avrebbero maggior fortuna, ma per il disagio morale in cui si trovano a Tunisi: l’uomo non vive di solo pane.
Scorcio di TunisiL'Italiano lavoratore si sente qui tollerato malvolentieri: tollerato per la pura e semplice ragione del buon mercato, a cui vengono ridotte anche le altre sue preziose qualità: è naturalmente indotto a sognare una colonia dove trovarsi a casa sua. Anche da persone di intelligenza superiore ho sentito svolgere la teoria di una trasmigrazione di lavoro e d'interessi, di braccia e di capitale, da questa ad un’eventuale colonia di dominio italiano. Ma sto col parere di altri, che cioè in pratica le cose resterebbero diversamente. Per i possessori dei trentamila ettari di terreni qui acquisiti all'agricoltura italiana, per i possessori di beni stabili urbani, mi sembra evidente la inamovibilità. Per quelli che potrebbero agevolmente trasferire il capitale mobiliare, l’attività professionale, la capacità del lavoro, rimane sempre un punto decisivo in contrario: l'inferiorità delle condizioni economiche e sociali della Tripolitania in confronto alla Tunisia.

Le condizioni civili di Tunisi
Diciamo pure, perché è vero, che i Francesi trovarono Tunisi in condizioni assai migliori di quello che sarebbe, per esempio, un brano di Costantinopoli; e soggiungiamo volentieri che il merito di tale relativa superiorità era in massima parte della preesistente colonia italiana. Ma coloro stessi che già appartenevano a questa fanno testimonianza dei progressi effettuati dall'amministrazione francese. Sarà stato un malo acquisto, se vogliamo parlare di moralità politica; ma il fatto compiuto è ora giustificato dal beneficio per la Francia e per la Tunisia. Si potrebbe misurarne la realtà confrontando questo pezzo di nuova Francia colla nuova Austria in Bosnia-Erzegovina, ben inteso, tenendo conto delle diverse circostanze.
Tunisi è una metropoli che corrisponde ora alle principali esigenze della vita civile; il nuovo quartiere franco tra il porto e la porta detta di Francia (sebbene l'R. F. Da illuminare nelle grandi occasioni non nasconda l'iscrizione araba che corrisponde alla originale architettura moresca) coi suoi edifizii pubblici e privati, costituisce per se stesso una discreta città dove nulla manca alle abitudini dell'europeo moderno, delle nazioni civili da cui sono intitolate le strade principali. Fu introdotta sufficiente polizia e pulizia anche nella città vecchia e nei sobborghi, dove si trovano esclusivi l'elemento arabo e l'elemento israelita o commisti con gli elementi umili della immigrazione italiana e maltese.
A parte la variabilità accentuata del clima, Tunisi è un soggiorno molto gradevole, anche per la varietà dei tipi che vi confluiscono dal Mediterraneo e dal continente africano: varietà ancora quasi vergine della uniformità delle foggie europee, ma disciplinate a rassicurante compostezza dalla persuasione virga ferrea dominatrice e dall'indole pacifica di una popolazione ex-barbaresca rassegnata all'obbedienza. Per la custodia notturna dei souks, che corrispondono ai soliti bazar mussulmani, vengono adoperati marocchini, cui viene concesso, per eccezione, il porto d'arma bianca e della mazza formidabile detta matraque. Del resto il disarmo è generale, salvo che qualche arabo ha imparato dai siciliani nuova familiarità col coltello insidioso, mentre di solito si contentano di liquidare le loro questioni personali con prolungate colluttazioni a colpi di testa nello stomaco.

Le campagne, il suolo - Paragone con la Tripolitania
Un tempo erano tutt'altro che sicure le campagne; ora gli stessi nostri italiani affermano che nella maggior parte della Reggenza si può andare e rimanere senza inquietudine.
Quanto alla coltivabilità del suolo, il predominante lentischio selvatico non impedisce il dissodamento e abbondano i terreni fertili. L'arabo e la capra lo sguarnirono di vegetazione arborea; ora si procede con lunghezza ad iniziare rimboschi: piantagioni ben riuscite si vedono nei dintorni, oltre qualche giardino ornamentale in città. Il deserto esiste nella reggenza, ma bisogna andare a cercarlo lontano. In essa non abbondano le acque: in questi giorni di aprile, decisivi per la campagna, i giornali ricevono per telegrafo e pubblicano in testa alle grandi notizie le informazioni più precise e più minute sui millimetri di pioggia in ciascuna località: il pluviometro conta più che il listino di borsa. Ma la topografia e la latitudine della Tripolitania, non pare possano indicarla più indipendente dal pericolo della siccità.
Inoltre sappiamo tutti che il deserto è alle porte di Tripoli: redimibile, dicono; e distinguendo pure la Cirenaica dalla Tripolitania, in questa che è la parte maggiore tutto è ancora da fare o da rifare dopo tanti anni di quel famoso flagello che si chiama governo turco succeduto a secoli di regime barbarico. Abbiamo noi disponibile per la Tripolitania quella abbondanza e agilità di capitali che i Francesi hanno potuto profondere nelle imprese private e nelle opere pubbliche per rendere fruttifero il possesso della Tunisia ? Certo che il regime doganale francese ha ridotto a condizioni molto difficili il traffico italiano in Tunisia; ma è pure sviato il traffico fra Tripoli e le regioni interiori, che, d'altronde, ora sono spartite tra l'Inghilterra e la Francia. Queste obbiezioni, che ho udite qui da gente di indiscutibile patriottismo e di esperienza un affari, non concludono con l'interdire le aspirazioni italiane ulteriori, ma suggeriscono riserve circa il valore dei risultati attendibili. Siccome pare che l'eventuale fatto da compiere sia strettamente coordinato ad una intesa generale tra l'Italia e la Francia per la rispettiva situazione nel Mediterraneo, la nostra colonia di Tunisi teme - per dirlo ben chiaro - che alla scadenza dei trattati nel 1906 le siano riserbate condizioni ancora più dure di quelle a cui si trova ridotta dalla politica generale della patria.

L'avvenire degli italiani - Le scuole
Né la permanenza di onorate tradizioni, né la persistente affluenza di immigrazione laboriosa, né lo sviluppo di nuove provvide istituzioni come la Cooperativa di credito, potranno salvare il carattere italiano della colonia se a questa non è garantito, mediante le scuole, il pane dell'anima. Generose iniziative private che si raccolgono intorno alla Società Dante Alighieri e l'abnegazione veramente eroica del corpo insegnante, si adoperano ad integrare provvidenze integrative che vorrei dire misurate, ma che bisogna riconoscere insufficienti. Lo spettacolo delle scuole primarie italiane a Tunisi è commovente ed imponente. Per reggere alla concorrenza formidabile della scuola francese, questi maestri e queste maestre fanno molto di più del loro dovere: per adattarsi alle esigenze delle famiglie la maggior parte hanno accettato un aumento di orario senza un aumento di compenso; alcuni hanno assunto e adempiuto l'obbligo di guidare alla chiesa e alla messa gli alunni per cui questo servizio veniva richiesto: tutti fanno a gara per rendere l'insegnamento attraente e fecondo, per ottenere la disciplina della frequentazione mediante l'affetto alla scuola, esercitando una paterna polizia che si estende oltre l'ambiente del locale scolastico: intervengono personalmente perché le minestre della refezione assicurata dal Patronato siano tali da soddisfare il gusto oltre l'appetito; dando l'esempio del più decoroso contegno, mentre curano fino allo scrupolo i riguardi alle buone regole della pulizia e dell'igiene. In fatto di scuole primarie, la qualità non potrebbe essere migliore: solo si domandano i mezzi perché la quantità degli allievi per se stessa considerevole, sia cresciuta a Tunisi nei modi consentiti dalle vigenti convenzioni; si domandano i sussidi perché nelle campagne vi sia la possibilità di non abbandonare l'agricoltore italiano a indisputata discrezione dell'intraprendenza scolastica francese. Le scuole secondarie, dove gli insegnanti sono pure ottimi per ogni riguardo, hanno una clientela in evidente decrescenza per diverse cause, fra cui non ultima nell'effetto dell'ultima venuta, cioè l'esigenza di diplomi francesi per l'esercizio professionale dell'avvocatura: esigenza di dubbia legalità, a giudizio di qualche francese, nonché di competenti italiani. Forse una modificazione organica sarà da studiare: forse è da rivolgere, con maggiore profitto della colonia, l'attività scolastica ad una educazione professionale nel campo delle arti e mestieri. L'essenziale è che nel bilancio per le scuole all'estero vengano aumentate le disponibilità: se a Tunisi i locali vanno cresciuti, a Bizerta è indispensabile renderli almeno proporzionati al programma minimo della vitalità infantile. Dovunque, il corpo insegnante merita compensi più adeguati.
L'essenziale è che, se abbiamo da andare a Tripoli per crearvi un dominio italiano, a questa futura probabilità non venga sacrificata l'esistenza della colonia italiana in Tunisia. Le attuali colonie italiane di Egitto e di Tunisia potrebbero essere ausiliarie decisive nell'impresa di chiamare a vita civile italiana il territorio fra esse interposto.
G.

Riferimenti: archivio di Terzaclasse.it

Copyright: Terzaclasse.it 2013